Gastronauti moderni: dove andare a cena stasera?

Le vacanze sono alle porte, l’itinerario accuratamente progettato, ormai stabilito da mesi, i pernottamenti prenotati ma…dove andare a cena? Come dei veri gastronauti moderni, senza dubbio in un locale che propone cucina del territorio, dove i luoghi si possano anche gustare, oltre che ammirare attraverso le bellezze naturalistiche, artistiche e culturali!

Le buone abitudini culinarie di un viaggio in Italia

In Italia la varietà e l’abbondanza di prodotti e ingredienti tipici rende questo “viaggio nel viaggio” un’avventura davvero piacevolissima e un’ottima occasione per approfondire, anche a tavola, le nostre conoscenze riguardo le località che visitiamo.

Perché nel piatto – e nel bicchiere! – ritroviamo, innanzitutto, il lavoro, la dedizione, la passione, la tradizione degli uomini che producono e trasformano le materie prime, nobilitandole. Quando ci si chiede dove andare a cena, si sa, sulla tavola si rincorrono e si incontrano il nostro passato e il nostro presente. Materie prima che, sapientemente impastate con le culture esotiche che ci hanno piacevolmente “contaminato”, danno vita a ricette che ci conquistano con sapori stratificati, ricchi, creativi. Moderni.

Dove andare a cena in Italia? Qualche suggestione sul Lago di Garda!

Se fate un giro sul Lago di Garda, passate al Lido ’84, dallo chef Riccardo Camanini, 1 stella Michelin: assaggiate la sua ventresca di tonno pinne gialle alla brace, salsa rossa con concentrato di pomodoro, zenzero, miele e pepe di Timut per un sapore in bilico tra Tailandia e Nepal!

Poi lasciatevi accompagnare di nuovo in riva al lago dall’irresistibile torta di rose cotta al momento con zabaione al Vov e limoni del Garda, una coccola golosa e soffice che ricorderete a lungo e vi farà venire voglia di mangiarla ancora e ancora…O forse preferite un kouign amann bretone, caldo e fragrante, con arancia, zenzero, timo e sale grosso?

E se andiamo in vacanza all’estero? Dove andare a cena

All’estero questo cibreo di gusti è, forse, ancora più palpabile, perché le contaminazioni sono spesso più antiche che nel Bel Paese, più radicate e numerose. Sono il bagaglio cultural-culinario dei tanti immigrati approdati in terra straniera accompagnati da profumi intensi di spezie, ammalianti commistioni di sapori dolci e salati, tecniche di conservazione e di cottura antiche e affascinanti.

Ciò che conta per essere un vero gastronauta è non lasciarsi tentare dai ristoranti italiani, perché le lasagne non saranno mai come quelle che ci prepara la mamma!

E poi sarebbe un vero peccato interrompere questa immersione nella cultura locale che potrebbe rivelarsi un vero e proprio giro del mondo senza nemmeno il bisogno di alzarsi dalla sedia. Si parte da una ricetta tradizionale per passare attraverso la manualità sapiente di chef sempre più preparati, sempre più “fusion” – annoverano tra le proprie esperienze professionali corsi e stage nei paesi più diversi, lontani da casa ma vicinissimi a gusti nuovi e accattivanti.

E così, semplicemente con una cena, si arriva dritti nel cuore del sapore!

Curiosità, l’arma segreta del perfetto gatronauta

Qualunque sia la nostra meta, non dobbiamo aver paura di assaggiare, anzi! Dobbiamo essere curiosi, avere voglia di scoprire, audaci esploratori del gusto, senza preclusioni né pregiudizi.

È così che un viaggio può trasformarsi in un vero e proprio tour enogastronomico.

Assaporare una Bintang fresca all’ora dell’aperitivo, intorno ai rustici tavoli in legno di un warung con il tetto in paglia a Bali, sulla spiaggia di Jimbaran, seduti accanto alla gente del posto, in un turbinio di risate ad aspettare un tramonto infuocato.

Dove andare a cena a Bali?

Poi accomodarsi sulle morbide poltroncine di un ristorante gourmet, magari con la cucina a vista, per rubare qualche segreto o, semplicemente, ammirare i movimenti armonici della brigata che troppo spesso restano relegati dietro le quinte.

Il menù al Locavore – letteralmente persona che si nutre di cibo proveniente da luoghi vicini a quelli in cui vive – strizza l’occhio all’Europa, ma è una danza di finger food indonesiani tra acar – un tipico sottaceto locale – e kecap – una salsa densa e scura a base di soia – che conduce ad un inatteso risotto preparato con il pregiato Galuh Rice, patrimonio balinese.

A sottolinearne la ricca cremosità, inaspettatamente, un uovo di anatra a bassa temperatura, rane e lumache. Sin dal primo assaggio, piuttosto che a Ubud mi sembra di essere nella mia Novara, terra di riso e rane, in cascina, tra gli animali da cortile che starnazzano.

È così che, in un attimo, all’altro capo del mondo, possiamo scoprirci incredibilmente simili e sentirci un po’ a casa, anche – anzi, soprattutto – a tavola!

Articolo scritto da Laura Rossi

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Mi chiamo Valentina Carbone, sono laureata in Lettere con un Master in Giornalismo e Comunicazione. Da circa 10 anni mi occupo di blogging condividendo le mie esperienze, di viaggio e di comunicazione, sul mio Blog: www.valentinacarbone.it
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