In questa intervista voliamo in Giappone esplorandolo grazie alla nuova Travel Intervista dei fondatori di Lemurinviaggio.
Sono certa che, in questo articolo, troverai la risposta a ogni tua domanda!
ORGANIZZARE UN VIAGGIO IN GIAPPONE
Prima di tutto: perché il Giappone?
È sempre stato uno dei nostri sogni. Ci attrae la cultura giapponese in ogni suo aspetto, comprese le sue contraddizioni. Non nascondiamo che essere cresciuti con i cartoni animati di loro produzione può averci influenzato.
Qual è la somma che bisogna, più o meno, destinare a un viaggio del genere?
È difficile fare una stima , molto dipende dall’adattabilità della persona, dalla lunghezza del soggiorno e da vari altri fattori. Indubbiamente essendo un lungo viaggio può non essere tra i più economici , ma con qualche accortezza si riesce a mantenere un budget affrontabile, senza che questo finisca col precludere le esperienze tipiche del posto.
Da dove si parte per organizzare un viaggio in Giappone?
Solitamente da Tokyo dato che i voli in arrivo dall’Italia giungono più frequentemente lì. Nel nostro secondo viaggio però siamo atipicamente partiti da Osaka.
Inizialmente c’è solo l’imbarazzo della scelta, perché soprattutto i centri urbani, offrono innumerevoli cose da fare.
Quanto tempo avete impiegato per l’organizzazione?
Per esperienza sappiamo che posti diversi richiedono tempistiche diverse, parzialmente condizionate dalla familiarità che se ne ha.
Noi nel primo che abbiamo fatto, abbiamo impiegato alcuni mesi per mettere a punto diversi aspetti che volevamo approfondire. Nel secondo viaggio invece c’è voluto pochissimo, dato che conoscevamo già buona parte di ciò che ci serviva. Da un estremo all’altro 🙂
Avete prenotato tutto dall’Italia o avete posticipato alcune scelte turistiche al vostro arrivo sul posto?
Prevalentemente dall’Italia. Ovviamente tutto non è mai possibile farlo da qui e qualcosa rimane sempre da scegliersi sul posto.
Ci sono però delle cose che è fondamentale fare per tempo: nel nostro primo viaggio abbiamo usato estensivamente i treni, per cui era indispensabile aver già fatto l’abbonamento JR-Pass ancor prima di partire.
Con che compagnia avete volato e per quante ore? Come vi siete trovati?
Nel primo viaggio con la Japan Airlines, 12 ore dirette, senza infamia e senza lode.
Nel secondo con la Air France, niente di eccezionale, e con la Klm, invece assai buona, entrambe con scali, per un totale di circa 16/19 ore.
Avendo fatto diversi spostamenti, come vi siete organizzati con i pernottamenti?
Per risparmiare abbiamo talvolta accettato camere piccolissime (tanto da non riuscire quasi ad aprire la valigia!) anche se non lo sono per i loro standard; talvolta ubicazioni un po’ periferiche, ma vista la tranquillità di quella nazione e l’efficienza dei mezzi di trasporto non è mai stato un problema.
Avete provato l’esperienza dei tipici “Capsule Hotel”?
Avremmo tanto voluto! Giusto per provarne l’ebbrezza. Poi però ci abbiamo ripensato perché per farlo ci si sarebbe dovuti dividere, in dormitorio maschile e in dormitorio femminile. Inoltre dopo qualche ora in orizzontale chiusi dentro a una sorta di sarcofago non è da escludere possa fare capolino un po’ di claustrofobia.
COSA VEDERE IN GIAPPONE
Partiamo dal sud del Giappone. Parlaci delle tappe che avete scelto di fare.
A sud abbiamo fatto Beppu, che non è un pastore sardo, ma una località termale nella prefettura di Oita. Dopodiché Hiroshima e l’isola sacra di Miyajima dove abbiamo risalito il monte Misen.
Vorrei soffermarmi su Hiroshima. Qual è la sensazione che si prova in quella città? Quanto i bombardamenti nucleari del ‘45 hanno segnato la gente del posto?
Per poter arrivare in tempo alla commemorazione dello sgancio della bomba, ci siamo dovuti fare immediatamente dopo il lungo volo di arrivo, una sequenza di treni che in ulteriori 7 ore attraversavano buona parte del Paese ed eravamo piuttosto provati dal non poter iniziare a recuperare con calma il jet-lag.
Ne è valsa la pena perché, purtroppo a distanza di così tanti anni, le ferite ad Hiroshima sono ancora aperte e stare in mezzo ai giapponesi durante quella cerimonia ti dà l’idea di quanto compostamente e dignitosamente affrontino situazioni dolorose come quelle. Ci si rende conto quanto quella città, sebbene oggi sia moderna ed efficiente come tutte le altre, abbia un passato che grava ancor oggi sulle nuove generazioni.
Centro del Giappone. Quali sono i paesi che consiglieresti assolutamente di visitare?
È una delle parti che abbiamo visitato maggiormente. Le città più conosciute sono Osaka e Kyoto, ma noi consigliamo anche Nara, culla della cultura nipponica , Himeji per la sua inespugnabile fortezza e l’area del famoso Monte Fuji.
Kyoto, nei film e nei cartoni animati giapponesi, è sempre rappresentata come un grande giardino in cui respirare il profumo dei fiori. Che impressione hai avuto?
Kyoto è una delle città più belle, meno tecnologizzata e più legata alle tradizioni passate. È uno dei pochi posti dove ancor oggi si può riuscire a vedere in giro qualche geisha o qualche maiko.
La natura è rigogliosa e molto curata, e ci sono tantissimi templi dall’enorme valore storico e spirituale da visitare.
Sono follemente innamorata del film “La foresta dei sogni” di Gus Van Sant dove la foresta in cui è girato il film è Aokigahara, il misterioso bosco alla base del Monte Fuji. Hai avuto modo di ammirarlo dall’alto? Ci regali qualche splendido scatto?
Aokigahara la conosciamo come foresta dei suicidi, e non è di facile raggiungimento. Noi l’abbiamo vista da Kawaguchiko, nella speranza di riuscire a cogliere anche la bellezza del Monte Fuji, che spesso per le nuvole e la nebbia rimane nascosto anche agli occhi di chi vi si avvicina.
Eravamo in cima alla funicolare di un colle antistante, e siamo rimasti diverse ore a contemplarne il panorama.
Spostandoci alla famosissima capitale giapponese. Cosa consigliate e cosa no?
Consigliamo Akihabara agli amanti dei manga e dell’elettronica, perché si trova veramente di tutto.
Da sconsigliare non ci viene in mente nulla in particolare, se non che, Harajuku, che la prima volta ci era piaciuta tanto, ritornandoci di recente, abbiamo notato come abbia perso le caratteristiche che la rendevano bella.
NORME E REGOLE IN GIAPPONE
Ti riporto alcune norme molto famose da rispettare in Giappone: niente mancia, non soffiarsi il naso in pubblico, niente fumatori per strada e rispetto assoluto delle file. Che ci dici a riguardo?
Ci sono altre regole che hai potuto constatare come imprescindibili?
Certe regole, tipo il fumo, e le file (che si fanno spessissimo) sono fondamentali per la coesistenza in luoghi con una densità abitativa come quella. In realtà loro fumano tantissimo, solo hanno l’accortezza di farlo rispettosamente negli spazi adibiti; tuttavia in ristoranti e in certi treni c’è libertà totale di affumicare i vicini.
Altre regole: togliersi le scarpe prima di entrare in casa, non riporre le bacchette dentro la ciotola , nelle carrozze dei treni considerate “silenziose” togliere la suoneria e non parlare al telefonino, e la classica (ma lì ben applicata) non gettare i rifiuti fuori dagli appositi bidoni.
Vi è mai capitato, inavvertitamente, di non rispettare qualche regola?
Confessiamo: ci siamo soffiati il naso. Son di quelle trasgressioni che proprio non si riescono ad evitare! 🙂
Non sono particolarmente intransigenti, però per evitare disagi cercavamo di farlo con discrezione.
Manierismi di questo tipo hanno però il loro rovescio della medaglia: pur essendo rare le soffiate di naso fragorose, di quelle proprio spudorate , in compenso eravamo attorniati da persone che continuavano a tirare su con il naso come cinghiali.
Sappiamo che la criminalità in Giappone è praticamente inesistente. Avete, invece, assistito a situazioni pericolose?
Una delle cose più apprezzabili di questo Paese è che a qualsiasi ora ti senti tranquillo a girare per strada. C’è sempre gente in giro, ed i koban (una sorta di mini ufficio della polizia con un agente dentro) sono diffusissimi, ce ne sono ogni pochi isolati.
Noi non abbiamo assistito a episodi pericolosi di tipo sociale, però ce n’è capitato uno di tipo “naturalistico”.
Come avete gestito l’incapacità, da parte di molti giapponesi, di non saper parlare l’inglese?
Salvo eventuali eccezioni possibili nelle grandi città, di norma i Giapponesi parlano poco (o nulla) di inglese, e lo parlano male.
Non è comunque mai stato un problema, vista la pressoché ubiqua disponibilità che hanno. Ce la siamo cavata usando parole molto basilari, altre volte a gesti o mostrando una foto, quindi con un pizzico di semplicità e creatività. In diversi frangenti di questo tipo, le risate non sono mancate.
Dovessi dare un consiglio, uno solo, alla tua migliore amica che sta per partire in Giappone, quale sarebbe?
Portarsi la macchina fotografica e fotografare qualsiasi, ma proprio qualsiasi, cosa, è d’obbligo! Però pensandoci su, se l’amica è in procinto di andare lì, si sarà già addestrata alla click-mania.
E allora le diremmo: “Osserva e fai tesoro. E’ un popolo da cui c’è tanto da imparare”.
IL CIBO IN GIAPPONE
Lo so, è scontato ma devo chiedervi di dirmi qualcosa sul sushi.
Il pesce tendiamo a evitarlo, anche se nei cibi giapponesi può celarsi sotto mentite spoglie in tante pietanze. Tra l’altro, loro usano molto anche delle alghe particolari. Noi, però, oltre ad apprezzarne l’elaborato aspetto visivo non siamo andati oltre.
A parte il sushi, qual è il cibo che avete preferito e quello che, invece, non vi è affatto piaciuto?
A volte abbiamo mangiato un po’ “a naso” , beccando anche qualche piacevole sorpresa, come ad esempio i Dango, ovvero uno spiedino di due palline saporite, che abbiamo comprato in una piccola bottega di strada da una nonnetta.
In altri casi ci è capitato di venire fuorviati dall’aspetto (foto o riproduzione in plastica), per dimensioni o reale contenuto del piatto, prendendo “piatti di carne” che avevano una minuscola fettina sopra, che nascondeva abilmente quintalate di riso sotto.
Io sono sempre solita tornare in Italia e cercare di riprodurre pietanze straniere. L’avete fatto?
È una missione impossibile! Al massimo in Italia abbiamo comprato una polverina solubile per fare la zuppa di miso.
Quanto costa mangiare fuori in Giappone?
Può essere più economico di quanto si pensa: ci sono ristoranti per tutte le tasche ed eventualmente fast food.
Mangiare i ramen, ad esempio, costa veramente una sciocchezza.
PENSIERI E PAROLE SUL GIAPPONE
Avete mai pensato, per un momento, di trasferirvi in Giappone?
Per un breve periodo non sarebbe male, ma per un gaijin (estero) pensiamo sia piuttosto difficile riuscire inserirsi. Aldilà della lingua e della mentalità, ci sono tante abitudini da dover acquisire, regole non scritte e parecchi compromessi a cui arrivare nel tentativo di adattarsi a quella che è, per certi versi, una realtà parallela.
Pensate di tornarci o preferite cambiare meta?
Generalmente puntiamo alla scoperta di posti nuovi, ma come talvolta scherzando diciamo, “se c’è chi ha il mal d’Africa, noi abbiamo il mal di Giappone!”, significa che torneremo.
Abbiamo un appuntamento con quella splendida terra ogni 5 anni, e già sappiamo all’incirca, la terza volta in quale “salsa” sarà…
Regalaci l’immagine del momento più bello.
Ce ne sarebbero tantissime! E a pensarci sù, affiorano tanti bei ricordi.
Prendendone uno, in uno spaccato di vita comune, ci viene in mente una serata a una sagra paesana, attorniati da ragazze in kimono e ragazzi in yukata che passeggiano e si godono la serata, tra dolciumi e bancarelle, tipo quella in cui con una lesta tecnica di polso, si cerca di catturare un pesciolino tramite un minuscolo retino di carta.
Qual è la cosa che ti ha veramente colpito?
Le luci, la folla super compressa, il fatto che siano un serbatoio infinito di novità: sfornano sempre qualcosa di nuovo o di bizzarro.
E poi le contraddizioni, tipo: modernità vs tradizione, convenzionalità vs originalità, spazi urbani vs natura, gentilezza vs poca flessibilità, serietà vs demenzialità…e la lista potrebbe andare avanti a lungo 🙂
Cosa ti ha insegnato il tuo andare, e ritornare, in Giappone?
Sono state due emozioni molto diverse e molto forti.
La prima volta, ti sembra di essere atterrato su un altro pianeta…e stai realizzando un sogno! In quel momento lo tocchi e ti ci trovi, surrealmente, dentro.
Quando poi ci ritorni, è come rivedere una persona amata e ti gusti ogni singolo momento in sua compagnia.
Dopo questo meraviglioso viaggio tra i colori, le emozioni e le esperienze dei nostri intervistati, lasciamo largo spazio alla tua fantasia.
Valentina
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Belli i Lemuri! E bella intervista! Mi è venuta voglia di Giappone 🙂 E comunque fantastica la cosa del divieto di soffiarsi il naso in pubblico. Quante cose si imparano…
Hai proprio ragione! 🙂 Ciao, Roberta!
Grazie ! Felici di aver propiziato un eventuale ritorno ! Siamo sicuri che un luogo così bello ha la capacità di continuare a stupire ogni volta.
Sono stato a Tokyo e Osaka diversi anni fa e il ricordo è ancora indelebile dentro me. Vi ammiro per questo viaggio meraviglioso. Sarà il punto di riferimento per ripartire!
Ciao, Paolo e grazie per il tuo commento! Quando torni in Giappone, faccelo sapere, eh! 😉
Vale, mi sono ripromessa di non leggere più le tue interviste. Sto esaurendo tutti i risparmi per comprare voli. Sei così coinvolgente che mi vien voglia di partire ogni volta. Ti adoro, lo sai! Complimenti a Lemuri per il bellissimo viaggio!
Oh mamma…tuo marito mi ucciderà! Dai…credo sia il miglior modo per spendere i propri risparmi, no?! 😉
E’ il suo bello! Per noi in diverse occasioni, leggere le esperienze altrui è stata una spinta a voler intraprendere un viaggio per una determinata meta piuttosto che un’altra 🙂
[…] Se dei mattacchioni come noi ci son voluti tornare una seconda volta, e ne prevedono una futura terza, un motivo ci sarà no ? Scopritelo su: Giappone: consigli, cibo, regole e posti incantati | La #TravelIntervista di Lemurinviaggio […]
🙂 Che gioia avervi nel mio blog!
Grazie, lo è anche per noi! 🙂